IL MUSEO DEL CAPPELLO MILITARE

"Collezione CORELLI"

Il MUSEO del CAPPELLO MILITARE 

Inaugurato nel settembre 2017 grazie alla collaborazione tra il Comune di Magliano Alpi nella persona del Sindaco Dott. BAILO e il Dott. Gianluigi CORELLI. L'esposizione permanente raccoglie al Suo interno l'intera collezione di cimeli militari del "Capitano CORELLI".

“Se vedessi un uomo che sta per  essere sopraffatto da altri, penserei che quell'uomo è mio fratello”  

Cit. Louis de Bernierès

Il "CAPITANO" Pietro Vittorio CORELLI 

Tra MITO e REALTA' si sviluppa la vita e il ricordo del Capitano Pietro Vittorio CORELLI, nato a Oneglia il 11.11.1911 da Marcellina Arena di Paesana e dal Generale Giovanni Corelli. La dedizione, il coraggio e le gesta militari hanno permesso all'uomo di rimanere oltre la morte anche grazie al famoso romanzo di Louis de Bernieres "il Mandolino del Capitano Corelli" che trae spunto anche dalla vita in terra Greca del pluridecorato Capitano Corelli. 

La STRAGE di CEFALONIA - 08.09.1943

Una delle stragi più violente e sanguinose che la storia moderna ricordi, CEFALONIA fu l’ultima dimora per oltre 5.000 soldati italiani e 360 ufficiali tra cui anche il Generale della divisione “Acqui” Antonio Gandin. Fino ai primi mesi del 1943 la convivenza tra soldati italiani e tedeschi nell'isola di Cefalonia non aveva presentato problemi ma le cose cambiarono radicalmente quando venne reso noto che il governo Badoglio aveva firmato un armistizio con i britannici e gli statunitensi denunciando di fatto l'alleanza tra Italia e Germania. Tra il 9 e l’11 settembre iniziarono estenuanti e assai difficoltose trattative tra italiani e tedeschi e principalmente con il Colonnello nazista Barge per definire i termini del disarmo dell’esercito italiano.
L’operazione Achse era di fatto iniziata  e tra gli ufficiali italiani serpeggiavano diverse correnti di pensiero sulla linea di condotta da tenere: alcuni decisamente antitedeschi ed altri (i tenenti colonnelli Uggè e Sebastiani) che invece ritenevano di dover continuare a combattere insieme ai tedeschi. In mezzo a questi, molti altri avrebbero voluto la cessione delle armi ai tedeschi, ritenendo impraticabile una seria resistenza. 
I tedeschi, nonostante la trattativa con i vertici militari italiani, programmarono comunque la fucilazione di eventuali resistenti: un telegramma dello Heeresgruppe recitava testualmente “Dove vi sono reparti italiani o nuclei armati che oppongono resistenza bisogna dare un ultimatum a breve scadenza. Nell'occasione occorrerà dire con veemenza che gli ufficiali responsabili di questo tipo di resistenza verranno fucilati quali franchi tiratori se, alla scadenza dell'ultimatum, non avranno dato alle loro truppe l'ordine di consegnare le armi”. La guerra fra tedeschi e italiani iniziò di fatto il 15 settembre con il bombardamento di Argostoli, la Wehrmacht, infatti, ribadì che, secondo gli ordini del Führer, a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana. 
Il 24 settembre Gandin venne fucilato alla schiena, in una scuola 600 soldati italiani con i loro ufficiali furono falciati dal tiro delle mitragliatrici e 360 ufficiali furono uccisi a gruppetti nel cortile della Casetta Rossa. Alla fine saranno 5.000 i soldati massacrati, 446 gli ufficiali; 3.000 superstiti, caricati su tre piroscafi con destinazione i lager tedeschi, scomparirono in mare affondati dalle mine. In tutto 9.640 caduti, la divisione Acqui annientata.